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Trovare la propria strada

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Tutti noi, prima o poi, ci chiediamo come e se  troveremo la nostra strada nella vita e cosa fare per capirlo. Oggi ti voglio dare qualche spunto di riflessione sull'argomento. 1) Non è detto che il percorso del "Viaggio dell'eroe" funzioni. Cos'è il "viaggio dell'eroe"? E' un modello narrativo che è stato sviluppato dallo sceneggiatore Christopher Vogler, e che attraverso archetipi e suddivisione in tappe, portano l'eroe a completare un percorso personale dall'auto-consapevolezza parziale a quella completa. Questo percorso comporta uno stato inziale (mondo ordinario), attraverso cui si sviluppa una consapevolezza e una necessità di cambiamento, il che porta l'eroe a rifiutare inizialmente la "chiamata", per poi accettarne le sfide, spesso faticose e per nulla scontate nel loro esito, attraversando il "mondo straordinario" e, una volta superate le prove, ad accedere a una resurrezione e quindi a un cambiamento rad

Le stelle ci guidano

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Nonostante il titolo lo faccia sembrare, questo articolo non tratta di oroscopo!  Qui parleremo di come le recensioni (ormai per la maggior parte sotto forma di “stelline”, di solito da 1 a 5) condizionino le nostre esperienze di acquisto, e non solo di oggetti, ma anche di esperienze, ristoranti, attrazioni, fino ai professionisti, anche della salute. Oggi avere un profilo senza recensioni in evidenza o con stelline sotto le 3 unità, appare quantomeno sospetto. Ma perché? Su cosa s’innesta questo meccanismo? Nel loro ormai storico libro, “Pensieri lenti e veloci”, Daniel Kahneman e Amos Tversky hanno condotto ricerche innovative di come si forma il nostro processo decisionale. Hanno ipotizzato l’uso di euristiche (scorciatoie) del pensiero che aiutano a prendere decisioni in modo veloce e il più possibile sicuro. Quello che hanno sottolineato però, è che queste euristiche sono condizionate da una serie di fattori che aiutano il cervello a fare meno fatica e che in un altro articolo ab

Io procrastino tu procrastini, egli procrastina

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Hai mai sentito parlare di “procrastinazione” ? Sì, è una parola un po’ complicata che però indica un comportamento diffuso: il rimandare a lungo termine o addirittura all’infinito le cose che sappiamo di dover fare (e anche a volte quelle che vorremmo fare, anche se sembra strano).  La procrastinazione è il comportamento di rimandare o posticipare l'esecuzione di un'attività o un compito che dovrebbe essere svolto, spesso a favore di attività più piacevoli o meno impegnative. In altre parole, la procrastinazione è il tendere a rimandare le cose che dovremmo fare, spostando l'attenzione su altre attività che ci danno gratificazione immediata.  Però non diamo per scontato che sia sempre così: a volte sostituiamo ciò che va fatto con attività qualsiasi, anche solo per restare impegnati in qualcos’altro e non dover pensare a ciò che dovremmo fare. Hai notato che ho usato molte volte la parola “fare”? Sì, perché il fare è nemico giurato del rimandare . Immergersi nel flusso de

Bias cognitivi e autodeterminazione

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I bias cognitivi sono costrutti, pensieri organizzati e complessi fondati su percezioni che abbiamo costruito nel tempo e con l’esperienza, dove abbiamo operato collegamenti spesso arbitrari tra diversi eventi anche non collegati tra loro. Si fondano spesso su pregiudizi e ideologie; e a questo punto sorge una domanda: se sono sbagliati, perché il nostro cervello li utilizza?   Devi sapere che il cervello lavora secondo il principio dell’omeostasi o autoregolazione, che gli fa evitare di essere disturbato da ragionamenti o modifiche allo status quo. In questo modo l’energia che utilizza si riduce al minimo e siccome i bias ne utilizzano poca dato che sono automatizzati, vengono favoriti rispetto a smentite o faticose rielaborazioni del proprio modo di pensare.   Qui sta anche il forte potere dell’abitudine rispetto alla novità e ai cambiamenti!   Di bias cognitivi se ne conoscono tantissimi, io qui di seguito ti propongo quelli più comuni e frequenti:   Effetto di conferma : te

Il Nibbling: rosicchiare di continuo

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La parola "nibbling" tradotta letteralmente dall'inglese significa "rosicchiare" e istantaneamente accende nel nostro cervello simpatiche immagini di animaletti che rosicchiano velocemente: conigli, scoiattoli, castori... Eppure, se trasportato nel nostro mondo umano, il rosicchiare di continuo provoca spesso conseguenze non così simpatiche: può infatti favorire sovrappeso, obesità e problemi di salute connessi a queste condizioni. Quindi, di cosa stiamo parlando? Il Nibbling è stato classificato come uno dei disturbi del comportamento alimentare più "collaterali", perché da un certo punto di vista non altera troppo il nostro stile di vita ed è accettato socialmente, in quanto ormai il cibo ha più una valenza sociale e socializzante che nutritiva. Inoltre, cuciniamo sempre meno e siamo sempre di corsa, condizioni che favoriscono l'affermarsi di cibi veloci e spesso industriali. Quando si configura come problema vero e proprio? Quando non si pensa