Bias cognitivi e autodeterminazione


I bias cognitivi sono costrutti, pensieri organizzati e complessi fondati su percezioni che abbiamo costruito nel tempo e con l’esperienza, dove abbiamo operato collegamenti spesso arbitrari tra diversi eventi anche non collegati tra loro. Si fondano spesso su pregiudizi e ideologie; e a questo punto sorge una domanda: se sono sbagliati, perché il nostro cervello li utilizza?

 Devi sapere che il cervello lavora secondo il principio dell’omeostasi o autoregolazione, che gli fa evitare di essere disturbato da ragionamenti o modifiche allo status quo. In questo modo l’energia che utilizza si riduce al minimo e siccome i bias ne utilizzano poca dato che sono automatizzati, vengono favoriti rispetto a smentite o faticose rielaborazioni del proprio modo di pensare.

 Qui sta anche il forte potere dell’abitudine rispetto alla novità e ai cambiamenti!

 Di bias cognitivi se ne conoscono tantissimi, io qui di seguito ti propongo quelli più comuni e frequenti:


 Effetto di conferma: tendiamo ad accettare le informazioni che confermano le nostre convinzioni preesistenti, ignorando o minimizzando quelle che le contraddicono (ad esempio, se qualcuno mi dimostra che ho torto, me la prenderò con lui evitando di mettere in discussione il mio pensiero anche se sbagliato).

Effetto Dunning-Kruger: tendiamo a sopravvalutare le nostre capacità e competenze, sottovalutando quelle degli altri. È un effetto a volte anche pericoloso perché ci porta a fare cose rischiose.

Effetto halo: tendiamo a giudicare una persona o una situazione in base a un unico tratto o caratteristica, trascurando altre informazioni rilevanti. Da qui il nome “alone” che è come se permeasse la persona sulla base di quell’informazione principale.

Effetto bandwagon: tendiamo a credere o adottare un'opinione solo perché sembra essere condivisa da molte altre persone. In fondo, se lo pensano tutti non può essere sbagliata, no?

Effetto hindsight: tendiamo a rivedere gli eventi passati in modo da farli sembrare più prevedibili di quanto erano in realtà. Anche detto “il bias del senno di poi”!

Effetto ancoraggio: tendiamo a fare valutazioni basate su un valore iniziale (l'ancora) senza considerare altre informazioni (anche la cosiddetta prima impressione può creare ancoraggio).

Effetto di framing: tendiamo a valutare le informazioni in base alla loro presentazione o "cornice", piuttosto che in base al loro contenuto oggettivo. La pubblicità per esempio lo utilizza moltissimo!

 Questi bias cognitivi si costruiscono a partire da diverse fonti, come l'esperienza personale, l'educazione, la cultura, i media e molti altri fattori. In genere, vengono sviluppati in modo inconsapevole, attraverso il processo di apprendimento e di assimilazione delle informazioni. Una volta acquisiti, possono essere difficili da riconoscere e da superare (siamo così abituati a utilizzarli da non vederli nemmeno più!), ma è possibile farlo attraverso la consapevolezza e la pratica di un pensiero critico e razionale.

Ci sono diverse tecniche che possono aiutare a superare i bias cognitivi e ad adottare un approccio più razionale e oggettivo alla valutazione delle informazioni. Eccone qualcuno:

 Sii consapevole dei tuoi bias! Il primo passo per superarli è diventare consapevoli dei propri pregiudizi e delle proprie convinzioni preesistenti. Cerca di riconoscere quando stai cadendo in un bias e cerca di metterti in discussione. È faticoso, vero?

Esamina le prove! Cerca di esaminare le prove in modo oggettivo, senza essere influenzato dalle tue convinzioni o dal tuo punto di vista personale. Chiediti se ci sono altre interpretazioni possibili. Chi cerca trova…

Chiedi il parere degli altri! Chiedi il parere di persone con punti di vista diversi dai tuoi. Ascolta le loro opinioni e cerca di valutare le prove in modo oggettivo. Empatia e condivisione allontanano la solitudine!

Fai domande critiche! Chiediti sempre se le informazioni che stai valutando sono affidabili, complete e imparziali. Cerca di identificare eventuali lacune o incongruenze. Non è mai un male ammettere di non sapere.

Pratica il pensiero critico! Sviluppa la tua capacità di pensare criticamente, facendo domande e cercando di valutare le prove in modo obiettivo. Ad esempio, chiediti "Quali sono le prove a sostegno di questa affermazione?" o "Ci sono altre spiegazioni plausibili?"

Cerca informazioni diverse! Cerca informazioni da diverse fonti, in modo da esaminare il problema da diverse prospettive. Cerca di espandere la tua conoscenza e di esplorare punti di vista diversi. Più sai, più sai di non sapere.

Sii aperta al cambiamento: sii disposta a cambiare le tue convinzioni sulla base delle prove disponibili. Non avere paura di ammettere di aver commesso un errore o di aver avuto un punto di vista sbagliato. Gli errori servono per crescere…


 In generale, superare i bias cognitivi richiede una certa dose di auto-riflessione, di apertura mentale e di pensiero critico. Cerca di essere consapevole dei tuoi pregiudizi e di esaminare le prove in modo obiettivo, cercando sempre di ampliare le tue conoscenze e di esplorare punti di vista diversi.

 Però c’è anche una buona notizia: alcuni bias cognitivi possono avere dei risvolti positivi, se utilizzati in modo appropriato. Ad esempio, l'effetto di conferma può aiutare a rafforzare le nostre convinzioni e a sostenere la nostra autostima. Inoltre, l'effetto Dunning-Kruger può aiutare a sviluppare la fiducia in sé stessi e la motivazione per raggiungere i propri obiettivi.

 Tuttavia, è importante notare che questi effetti positivi possono diventare dannosi se non vengono controllati. Ad esempio, se l'effetto di conferma viene utilizzato in modo eccessivo, può portare a una chiusura mentale e ad una mancanza di apertura verso nuove idee e prospettive.

 Per utilizzare i bias cognitivi in modo positivo, è importante diventare consapevoli di come influenzano il nostro pensiero e la nostra percezione della realtà. Non sentirti in difficoltà se scopri di utilizzarli, è un fenomeno normalissimo ma l’importante è rendersene conto per poterci lavorare. In fondo si spiegano con la necessità del cervello di non doversi continuamente riallenare su cose nuove, sono alla base delle nostre abitudini ed è inutile demonizzarli. Chiediti però se ti limitano in qualche modo, se ti danneggiano o se rendono il tuo pensiero troppo chiuso e poco elastico, in questo caso hai fatto il primo passo per apportare un cambiamento.

 Non sarà veloce, ma come diceva Lao Tzu: Ogni lungo viaggio inizia con un primo passo.


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